Colesterolo: Non è Sempre il Nemico che Credevamo! Parla la Scienza

Natura e Produzione del Colesterolo Il colesterolo è una sostanza lipidica (grassosa), insolubile in acqua, vitale per il corpo umano. 👉 Produzione: Circa l’80% del colesterolo è autoprodotto, principalmente dal fegato. Il restante 20% lo introduciamo tramite la nostra alimentazione (prettamente tramite cibi di origine animale). Questa molecola non è un semplice grasso: è una componente essenziale per la vita. Vediamo insieme perché… Funzioni Vitali del Colesterolo Il colesterolo è una molecola essenziale per numerose funzioni biologiche: pensate che più del 25% del colesterolo corporeo si trova nel cervello. Protegge i neuroni e velocizza la trasmissione degli impulsi nervosi garantendo una comunicazione cerebrale efficace. Il colesterolo non è un nemico, ma può diventarlo. Tuttavia, delle ricerche ci svelano dati sorprendenti: leggete l’articolo fino alla fine per scoprirli. Perché si parla di colesterolo buono e di colesterolo cattivo? Il trasporto del colesterolo nel sangue è affidato a due tipi di lipoproteine: – LDL – “Colesterolo Cattivo”: Quando è in eccesso, si deposita sulle pareti delle arterie, innescando l’aterosclerosi e aumentando il rischio di infarto e ictus. – HDL – “Colesterolo Buono”: Svolge una funzione di “spazzino”, rimuovendo il colesterolo in eccesso dalle arterie e riportandolo al fegato per l’eliminazione. Livelli alti di HDL sono generalmente protettivi contro le malattie cardiovascolari. L’Evidenza Scientifica Rovescia il Mito del Colesterolo negli Anziani Un Colesterolo Totale (CT) elevato, soprattutto se causato da un alto livello di LDL, è da decenni riconosciuto come pericoloso a livello cardiovascolare nella popolazione generale e adulta. 👉 Trattamento: I metodi più standard per combattere l’ipercolesterolemia includono prima l’intervento sullo stile di vita (dieta, attività fisica) e, se i livelli di rischio sono elevati, l’uso di farmaci come le statine, che agiscono riducendo la produzione di colesterolo da parte del fegato. Analisi di una Revisione su PubMed Ho analizzato una Revisione Sistematica pubblicata su PubMed ([Link allo studio: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27292972/]), che ha esaminato la relazione tra livelli di Colesterolo LDL e la mortalità negli anziani (dai 60 anni in su). I Risultati Sorprendenti I dati raccolti offrono uno scenario complesso e sorprendente: – L’Associazione si Attenua: Negli anziani, in particolare negli ultra-ottantenni, l’associazione tra livelli elevati di Colesterolo Totale (CT) o LDL e un aumento del rischio di morte per malattie cardiovascolari si attenua o addirittura scompare. – Relazione Inversa: In alcuni studi, è stata persino osservata una relazione inversa, il che suggerisce che un CT (Colesterolo Totale) leggermente più alto potrebbe essere associato a una vita più lunga in questa specifica fascia di età. Perché questo avviene? – Si ipotizza che il colesterolo possa agire come un importante “riserva” di energia e che, in età avanzata, sia cruciale per sostenere la sintesi di ormoni e rafforzare le membrane cellulari contro i danni. – Inoltre, livelli più alti potrebbero riflettere una migliore condizione nutrizionale generale e una maggiore capacità del corpo di rispondere all’infiammazione e alle infezioni. Attenzione all’Interpretazione È fondamentale interpretare questi dati con cautela. Queste evidenze non negano il ruolo dell’LDL nell’aterosclerosi e l’importanza di monitorare i valori. Sottolineano, invece, la complessità biologica dell’anziano, dove la mortalità totale può essere guidata da altri fattori più determinanti rispetto al colesterolo stesso. 👉 In questa fase della vita, fattori come lo stato nutrizionale, la fragilità e l’infiammazione sistemica possono avere un impatto molto maggiore sull’aspettativa di vita rispetto al solo livello di colesterolo. In sintesi… In sintesi, sebbene l’LDL rimanga un fattore di rischio, i dati negli anziani indicano che avere un Colesterolo Totale (CT) o LDL leggermente più alto non è necessariamente dannoso e, in alcuni casi, potrebbe riflettere una migliore salute generale, sottolineando che in questa fase della vita contano di più fattori come la nutrizione e l’infiammazione. Inoltre, l’LDL diventa pericoloso solo quando si ossida: è l’LDL ossidato che si deposita nelle arterie, causando ostruzioni. Non dobbiamo quindi etichettare “tutto il colesterolo” come cattivo e pericoloso. Anche in questo caso, il digiuno intermittente si presenta come strategia e stile di vita efficace per abbassare il rischio di un colesterolo LDL (cattivo) alto e per ridurre l’infiammazione corporea, direttamente collegata all’insorgenza di numerose patologie. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano. Attenzione: In questo articolo fornisco informazioni e/o consigli generali che non sostituiscono indicazioni mediche su alimentazione, stile di vita o salute: ogni consiglio va personalizzato dopo consulenza effettuata da figura professionale medica.
Glicemia e HOMA-IR: I Due Numeri Essenziali per Battere il Prediabete

La scorsa settimana vi ho parlato dei picchi glicemici e dell’importanza di tenere a bada i livelli di glucosio nel sangue. I più attenti si saranno accorti che vi ho anche detto che potremmo essere soggetti a picchi glicemici a prescindere dal valore della glicemia che risulta dalle analisi del sangue. Che significa? Che allora è inutile tenere la glicemia sotto controllo? Assolutamente no, anzi! 🩸 Glicemia a Digiuno: L’Istantanea del Fegato La glicemia a digiuno è un valore di riferimento importante: è un’istantanea della concentrazione di glucosio nel sangue nel momento esatto del prelievo – un po’ come una fotografia che immortala la situazione precisa nell’attimo in cui viene scattata. Misurando la glicemia a digiuno, quindi, otteniamo un valore che rappresenta la capacità del nostro fegato di regolare la produzione di glucosio durante la notte. Come Funziona il Fegato Normale? – Quando mangiamo, il glucosio entra nel sangue e raggiunge il fegato. – Il pancreas rilascia insulina. Questa ha una doppia azione sul fegato: 1) Blocca i meccanismi interni di produzione di glucosio (gluconeogenesi), dal momento che il corpo ne ha già ricevuto dal pasto; 2) Dà il via libera all’immagazzinamento dello zucchero in eccesso. – Durante la notte, un fegato sano lavora a ritmi lenti e controllati, producendo solo la piccola quantità di glucosio strettamente necessaria per le funzioni vitali. E se invece il fegato è compromesso? – Quando la nostra alimentazione prevede un eccesso di zuccheri e/o grassi cattivi, il fegato inizia ad accumulare grasso (steatosi epatica) e sviluppa insulino-resistenza. In questo stato, il fegato: 1) Non riceve il segnale di rallentare o fermarsi; 2) Produce in eccesso: continua a pompare glucosio in circolo anche quando non dovrebbe. – Il risultato è una glicemia a digiuno alta, che è un chiaro segnale di disfunzione epatica e potenziale prediabete (insulino-resistenza). 🔬 HOMA Test e HOMA-IR: Come Calcolarlo Abbiamo visto che la Glicemia a Digiuno ci offre una preziosa istantanea sulla funzionalità del fegato, ma questo valore da solo non è sufficiente per comprendere appieno l’efficienza del nostro metabolismo. Se la glicemia ci dice quanto glucosio è presente nel sangue in un dato momento, non ci svela il vero sforzo che il nostro corpo sta compiendo dietro le quinte per gestire quello zucchero. Per ottenere un quadro completo, dobbiamo misurare la sensibilità (o resistenza) all’insulina. È qui che entra in gioco l’HOMA Test. Semplice e non invasivo, questo test matematico combina i valori della glicemia e dell’insulina (entrambi a digiuno) per calcolare l’Indice HOMA-IR, fornendoci una visione approfondita di come il nostro pancreas e le nostre cellule stiano lavorando insieme per mantenere l’equilibrio. L’HOMA test può essere effettuato presso laboratori specializzati oppure facendo un semplice calcolo a casa dopo aver effettuato le analisi. Come calcolarlo: Se il risultato è un valore inferiore a 2, possiamo stare tranquilli: ci stiamo nutrendo correttamente, il nostro corpo funziona bene e i nostri pasti sono bilanciati. Dunque, questo valore indica una buona sensibilità insulinica. Se invece il risultato è maggiore di 2, suggerisce che le cellule non rispondono bene all’insulina e il pancreas sta faticando: potremmo dover rivedere alcune scelte alimentari, il nostro stile di vita e/o valutare di intraprendere il digiuno intermittente con un’alimentazione bilanciata per far rientrare i valori e abbassare l’indice. In conclusione, l’ indice HOMA-IR e la glicemia sono valori da attenzionare, mentre l’HOMA test è una valida alternativa alla curva glicemica: ci evita di bere un bicchierone di glucosio e di dover fare più prelievi. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.
Latte Vegetale vs. Latte Vaccino: Qual è la scelta giusta per te?

Oggi, 22 agosto, si celebra la Giornata Mondiale del Latte Vegetale, un’occasione perfetta per fare chiarezza su queste bevande e capire le differenze con il tradizionale latte vaccino. Non si tratta di demonizzare una scelta a favore dell’altra, ma di comprendere le proprietà, i benefici e le eventuali controindicazioni di ciascuno per fare la scelta più adatta alle proprie esigenze. Cosa sono i Latti Vegetali? Conosciuti anche come “bevande vegetali”, non sono veri e propri latti, ma estratti liquidi ottenuti da cereali, legumi o semi. Le opzioni disponibili sul mercato sono in continua crescita e includono: Latte di Soia: una delle alternative più diffuse, con un profilo proteico simile al latte vaccino. Latte di Mandorla: dal sapore delicato e molto versatile, spesso povero di calorie. Latte di Avena: cremoso e ideale per caffè e cappuccini, ha un sapore naturalmente dolce. Latte di Riso: leggero e dolce, perfetto per chi ha allergie multiple. Latte di Cocco: dal sapore esotico e più grasso, ottimo in cucina e per preparazioni dolci. Quando Scegliere il Latte Vegetale? Il latte vegetale non è una semplice moda, ma una valida alternativa che risponde a specifiche esigenze di salute e scelte etiche. Dovresti considerarlo se: Hai intolleranza al lattosio o un’allergia alle proteine del latte vaccino: i latti vegetali sono naturalmente privi di lattosio e proteine del latte. Segui una dieta vegetariana o vegana: sono una fonte importante di nutrienti non derivanti da animali. Vuoi tenere sotto controllo il colesterolo: a differenza del latte vaccino, i latti vegetali non contengono colesterolo. Cerchi un’opzione più sostenibile: la produzione di bevande vegetali richiede generalmente un minor consumo di acqua e genera meno emissioni di CO2 rispetto all’allevamento animale. Latte Vegetale: Cosa considerare prima dell’acquisto Non tutti i latti vegetali sono uguali e una lettura attenta dell’etichetta è fondamentale per fare una scelta salutare. Proteine: La maggior parte delle bevande vegetali ha un basso contenuto proteico, ad eccezione del latte di soia che si avvicina di più al latte vaccino. Per questo, in alcuni casi, non è un sostituto diretto, soprattutto per i bambini. Zuccheri aggiunti: Molti prodotti, soprattutto quelli aromatizzati, contengono zuccheri, maltodestrine o sciroppi aggiunti che aumentano l’apporto calorico e ne riducono la qualità nutrizionale. Cerca sempre la dicitura “senza zuccheri” o “non zuccherato” o, in alternativa, scegli un prodotto che contenga meno di 3 grammi di zuccheri per 100 grammi. Fortificazione: È essenziale scegliere prodotti fortificati con calcio e vitamine (come la D e la B12), poiché gli estratti vegetali da soli non ne contengono a sufficienza per soddisfare il fabbisogno quotidiano. La vitamina B12 è particolarmente importante per chi segue una dieta vegana. Casi specifici: quando prestare attenzione Sebbene generalmente sicuri, alcuni latti vegetali possono avere controindicazioni per specifiche condizioni di salute: Latte di riso: per via del suo alto indice glicemico e contenuto di zuccheri, è sconsigliato a persone con diabete, insulino-resistenza o sovrappeso. Latte di soia: gli isoflavoni in esso contenuti potrebbero interferire con la funzione tiroidea in soggetti predisposti. Se soffri di tiroidite o altri disturbi della tiroide, è bene parlarne con il tuo medico o nutrizionista. Latte Vaccino: il suo ruolo e quando evitarlo Il latte vaccino rimane una bevanda completa e ricca di nutrienti, particolarmente indicata per determinate fasi della vita. È una fonte eccellente di calcio, proteine di alta qualità e vitamine (A, B2 e B12). Tuttavia, è importante sapere che: NON è un sostituto per i neonati: il latte vaccino, così come i latti vegetali, non deve mai sostituire il latte materno o il latte formulato per i bambini al di sotto dell’anno di età. Per una corretta crescita, i lattanti hanno bisogno di nutrienti specifici non presenti in queste bevande. Intolleranza e allergie: se soffri di intolleranza al lattosio o un’allergia alle proteine del latte, è fondamentale evitarlo e optare per alternative vegetali. Conclusioni e Raccomandazioni Sia il latte vaccino che le bevande vegetali hanno i loro pregi e difetti. La scelta dipende da fattori individuali come la salute, lo stile di vita e le preferenze personali. Il consiglio più importante è sempre lo stesso: consultare un professionista della nutrizione, specialmente se la scelta riguarda l’alimentazione dei bambini o se si soffre di patologie specifiche. Leggere con attenzione le etichette, infine, ti permetterà di fare una scelta informata e salutare, evitando prodotti con ingredienti non desiderati. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.
Cervicalgia e digiuno intermittente

Quante volte vi è capitato di svegliarvi, magari dopo aver dormito in macchina o su un areo, con il “mal di collo”? Il dolore cervicale, tecnicamente chiamato cervicalgia, è un disturbo che provoca dolore soprattutto nella parte posteriore del collo. Tutti lo abbiamo provato almeno una volta nella vita: capita, infatti, di svegliarsi con fitte e rigidità che ci impediscono anche solo di girarci verso qualcuno senza emettere un ghigno di sofferenza. Le cause sono molteplici e potrebbero essere legate a vari aspetti del quotidiano. Sicuramente, in un mondo in cui siamo sempre connessi, una postura scorretta prolungata come quella della testa china verso computer o smartphone non fa che sovraccaricare i muscoli del collo. È frequente assumere posizioni scorrette anche durante il sonno e la mancanza di supporti come materassi o cuscini adatti non fa che aumentare le tensioni muscolari. Queste stesse tensioni a volte sono lo specchio di altre riconducibili alla sfera umorale, come ansia e stress. Ci sono poi cause scheletriche come l’ernia discale o l’artrosi cervicale, cause neurologiche come la cervicalgia di origine nervosa o tensiva e cause vascolari che, quindi, derivano da problemi di circolazione. Immagino sarete confusi e vi starete chiedendo se avete sbagliato sito e cosa c’entri tutto questo con il digiuno intermittente. Beh, forse vi stupirà sapere (o forse lo avrete già intuito) che, come ultima causa, abbiamo l’alimentazione. Infatti, un’infiammazione generale e/o le malattie infiammatorie autoimmuni che ne derivano potrebbero essere alla base della vostra cervicalgia. Anche carenze nutrizionali e/o un peso corporeo eccessivo peggiorano la tensione a livello del collo. Pertanto, risulta chiaro che una corretta alimentazione funge da prevenzione anche per questo disturbo. Il protocollo alimentare del digiuno intermittente si presta perfettamente in quanto antinfiammatorio: possiamo beneficiare sia dai processi che si susseguono nelle ore di digiuno, sia da un’alimentazione bilanciata durante la finestra alimentare. Grazie all’autofagia e all’abbassamento dei livelli di insulina, un ormone infiammatorio, riusciamo a ridurre il livello di infiammazione generalizzata. In più, il corpo utilizza il grasso in eccesso per garantire le funzioni vitali e produrre energia e produce anche i corpi chetonici, che proteggono le cellule dallo stress ossidativo avendo potenti effetti antinfiammatori. A queste azioni benefiche segue un dimagrimento, utile per la riduzione di tensione nella zona cervicale. Anche la digestione svolge un ruolo centrale: è particolarmente importante alimentarsi correttamente e stare attenti ad eventuali intolleranze. Il diaframma è coinvolto sia nella respirazione che nella digestione. Quando quest’ultima è lenta e difficoltosa, l’organo può irrigidirsi e influenzare la postura. Lo stesso vale per muscoli addominali. Anche un intestino infiammato per un’alimentazione scorretta o per intolleranze alimentari può portare una reazione infiammatoria a livello sistemico. È utile evitare cibi che provocano gonfiore come legumi, crucifere o frutta che fermenta nell’intestino. Anche alimenti acidi o cibi processati promuovono l’infiammazione. Quindi per contribuire al miglioramento di questa problematica, quando legata all’alimentazione, è auspicabile intraprendere il digiuno intermittente. Nella finestra alimentare si consigliano cibi freschi e di stagione, poveri di zuccheri aggiunti o grassi saturi, ed è importante preferire cibi naturali a cibi industriali, confezionati o processati come gli insaccati. Anche idratarsi e bere circa 2 l d’acqua al giorno è necessario: aiuta a mantenere flessibili i dischi della colonna verticale. Si tratta di piccoli accorgimenti, facili da mettere in pratica, che possono aiutare ad alleviare i dolori. Spero che questo articolo sia stato utile per prendere consapevolezza di come la nutrizione è un perno centrale nella nostra vita e di quanto possa peggiorare o migliorare tantissimi altri disturbi o patologie di cui soffriamo. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.
Perché è fondamentale alimentarsi correttamente?

Quanti di voi hanno almeno un amico, un parente o un conoscente che mangia (apparentemente) a volontà ma non ingrassa? E quante volte avete pensato “beato/a lui/lei, se fosse così anche per me mangerei schifezze dalla mattina alla sera”? Questo accade principalmente per due motivi. Il primo è che tendiamo a idealizzare alcuni cibi e a demonizzarne altri, privandocene e finendo per desiderarli ancora di più. Il secondo è che spesso ci concentriamo solo sulle conseguenze che il cibo ha sul nostro corpo a livello estetico: la cellulite dovuta a una scarsa idratazione, i brufoli dovuti alla cioccolata e i cibi grassi che pensiamo ci facciano prendere peso. E i reni? E l’infiammazione? E i livelli di colesterolo e glicemia? L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale per la prevenzione perché è alla base di moltissime patologie che possono portare a complicanze ulteriori. Partiamo dallo squilibrio del microbiota intestinale. Il nostro intestino è popolato da batteri che ci aiutano nella digestione e nel mantenere un equilibrio intestinale: sono batteri buoni. Pensate che sono molti di più delle cellule del nostro corpo. Tuttavia, c’è una componente cattiva che, se prende il sopravvento, porta a un malessere generale: ingolfamento, stipsi, gonfiore, diarrea. Ci sono poi disturbi intestinali, come il reflusso gastroesofageo, che si verificano quando si hanno problemi di digestione: una risalita dei succhi gastrici acidi irrita la mucosa dell’esofago portando reflusso e acidità. Queste condizioni si verificano a seguito di un’alimentazione sregolata che infiamma il nostro corpo, per questo l’azione antinfiammatoria del digiuno intermittente si pone come primo alleato, insieme a una corretta alimentazione, per non provare queste condizioni di malessere. Cosa mangiamo influisce anche quando già c’è una predisposizione genetica, come nel caso dello sfintere gastroesofageo. Quest’ultimo è una valvola che divide lo stomaco dall’esofago, perché nello stomaco ci sono succhi più acidi rispetto a quelli contenuti nell’esofago. Se i succhi dello stomaco si muovono ed entrano nell’esofago, lo infiammano, provocando bruciore: tramite l’alimentazione è possibile tenere sotto controllo questa condizione e regolare il funzionamento della valvola tenendo i succhi separati. La stessa funzione di prevenzione riguarda il caso dell’insulino-resistenza: alimentarsi bene non solo ci permette di evitare certe patologie, ma si presta anche come cura per far rientrare certi valori, guarire da alcuni disturbi ed evitare che alcune condizioni si trasformino in patologie più gravi e pericolose per la salute. Tornando all’insulino-resistenza, come funziona e come ci si arriva? Le cellule del pancreas sono programmate per secernere un certo quantitativo di insulina, un ormone, che permette di trasformare il glucosio (zucchero) in energia togliendolo dal circolo sanguigno e facendolo entrare nelle cellule. L’insulino-resistenza è la condizione che vede le nostre cellule incapaci di accogliere l’insulina propriamente, come se opponessero appunto resistenza. Questo impedisce all’insulina di entrare e comporta l’aumento dei valori di glicemia (zucchero) nel sangue. Le cause sono molteplici: alti livelli di grassi nel sangue, quindi di colesterolo e trigliceridi, eccessivo grasso sottocutaneo, obesità e sovrappeso; tutte condizioni legate a una scorretta alimentazione. Tuttavia, non bisogna pensare che questi valori o queste patologie possono averle solo persone sovrappeso: anche chi è normopeso, alimentandosi senza bilanciare correttamente i macronutrienti e ingerendo troppi grassi e zucchero può sviluppare queste patologie. Se facciamo lavorare eccessivamente il pancreas iperproducendo insulina perché le cellule non sono ricettive alla fine si esauriranno e non produrranno più insulina portando conseguenze negative, tra cui il diabete. Per questo è così importante tenere sotto controllo il livello di zucchero nel sangue. Il diabete è strettamente collegato con le malattie cardiovascolari: chi ha insulino-resistenza o diabete ha più probabilità di avere malattie cardiovascolari, infezioni e sviluppare ulcere recidive nei piedi. Anche in patologie non direttamente dipendenti dall’alimentazione questa rappresenta un perno centrale: le cellule tumorali, ad esempio, così come tutte le cellule, si nutrono di zucchero. Bisogna seguire uno stile di vita sano e bilanciato e prendersi cura del proprio corpo. L’educazione alimentare è il primo passo per prendere consapevolezza e vi stupirà sapere che tutto è concesso nel digiuno intermittente. Questo si presta come un ottimo protocollo alimentare per fare educazione alimentare e mangiare correttamente, sfiammare il corpo, prevenire patologie e mantenere bassi i livelli di colesterolo e glucosio: praticamente le cause alla base dei disturbi, condizioni e patologie appena spiegati. Tutto questo non deve spaventarvi o alimentare una percezione sbagliata dei cibi facendoveli classificare come amici e nemici: un panino con le salse, un tiramisù, una pizza o una fetta di torta non sono il male assoluto. Rientrano nella normalità, possono essere mangiati con serenità: come non si rovina un percorso con un pasto libero, non si sviluppano queste condizioni concedendoci delle coccole. Questa fuorviante percezione del cibo e dei cibi è alla base di tantissime credenze e comportamenti sbagliati che spesso derivano dall’infanzia. Le credenze, le percezioni e il nostro modo di alimentarci durante la crescita segnano la nostra mente e il nostro corpo. Perché, però, sono così tante le persone che tendono a identificare alcuni cibi come sani e altri come “cibi che fanno male”? Questa dicotomia non fa che farci credere di non essere mentalmente pronti ad alimentarci bene o a seguire uno stile di vita che in realtà implica vi siano solo delle accortezze che possono cambiare però il nostro aspetto e la nostra salute. Nel prossimo articolo vi spiegherò perché tanti cibi che spesso vengono demonizzati, in realtà, possiamo mangiarli senza vederli come uno sgarro, un incidente di percorso o senza sentirci in colpa, sensazione che non dovremmo mai provare dopo aver mangiato. Spero di avervi fatto prendere consapevolezza dell’importanza di una corretta alimentazione e del fatto che alla base di un percorso la prima motivazione deve essere prendersi cura del proprio corpo e della propria salute, per il tempio in cui viviamo. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.
