Tiziano Scarparo

Goditi le Feste: Non si Ingrassa da Natale a Capodanno!

Dicembre è arrivato, portando con sé la magica atmosfera natalizia, fatta di condivisione, affetti e il consueto bilancio dell’anno che si conclude. È il periodo in cui si stila la famosa lista dei buoni propositi: nuovi obiettivi e abitudini da integrare nella propria vita. Per alcuni è il mese più felice dell’anno, per altri un periodo avvolto da un velo di malinconia. In ogni caso, è un periodo di ritrovo e celebrazione con parenti e amici che non vediamo spesso. Le vere giornate di festa sono 24, 25, 26 dicembre, e poi 31 dicembre, 1 e 6 gennaio.   La Regola d’Oro per un Natale Sereno C’è una cosa che mi piace sempre ricordare: non si ingrassa da Natale a Capodanno, ma contano le scelte che si fanno da Capodanno a Natale! Quindi, stai tranquillo/a: puoi goderti ogni singolo momento in compagnia con serenità, senza dover rinunciare a nulla. Il benessere è anche questo: saper vivere le eccezioni senza sensi di colpa.   🍽️ Digiuno Intermittente: Il Tuo Alleato per le Giornate Più Ricche Se hai già approcciato il Digiuno Intermittente (DI), sai bene come il corpo si abitui a determinati ritmi e al benessere che deriva dall’alternanza tra la finestra alimentare e le ore di digiuno. Parlo spesso del protocollo 16:8 perché lo ritengo il migliore in termini di benessere e sostenibilità. Tuttavia, in questi giorni di festa, esistono altri protocolli che possono aiutarti a gestire al meglio le giornate particolarmente ricche. Ecco i miei consigli strategici per affrontare il susseguirsi delle “grandi mangiate” natalizie:   Strategia Giorno per Giorno 🗓️ 24 Dicembre: La Vigilia e il Cenone Il 24 dicembre (almeno a Roma!) si celebra il famoso Cenone della Vigilia. Se sei tra coloro che festeggiano con una cena abbondante, potresti adottare il protocollo OMAD (One Meal A Day). Cos’è l’OMAD? Consiste nel consumare un solo pasto al giorno. A livello orario potrebbe essere considerato come un 23:1. Normalmente, lo sconsiglio come routine quotidiana perché concentrare tutti i nutrienti in un’unica assunzione può risultare pesante e poco bilanciato a lungo termine se non hai già esperienza con il digiuno intermittente. Perché usarlo il 24 dicembre? È ottimale per affrontare la cena senza appesantirsi eccessivamente durante il resto della giornata. Puoi, quindi, aprire la tua finestra alimentare direttamente con la cena. Consiglio Extra: Se non riesci a digiunare fino a sera, concediti uno spuntino bilanciato verso l’ora di pranzo. Un promemoria importante: Prefissarsi di fare una cena leggera non serve a nulla. Il Natale ricorre una volta l’anno: è giusto goderselo! In più, se hai cucinato prenditi la tua soddisfazione. Coccola te stesso/a, non solo gli altri! 🗓️ 25 Dicembre: Il Pranzo di Natale Il giorno di Natale sarà il tuo corpo a suggerirti di saltare la colazione. Puoi passare direttamente al pranzo. Anche qui, l’idea di base è quella dell’ OMAD: un unico pasto in cui concentrare i macronutrienti e micronutrienti della giornata. Unico Pasto (ma non un’ora): Chiamarlo formalmente OMAD (che a livello di schema orario è un 23:1) è quasi ironico, dato che il pranzo di Natale spesso dura 4-5 ore! Quindi, l’obiettivo è semplicemente fare un unico, abbondante, prolungato pasto come focus della giornata. 🗓️ 26 Dicembre e Giorni Successivi Se sei solito/a festeggiare anche a Santo Stefano con un pranzo o una cena abbondante, puoi ripetere lo schema del 24 e 25. In alternativa, se le feste sono finite, puoi riprendere la tua routine: Se salti la colazione, riapri la finestra a pranzo. Se in genere salti la cena puoi fare un pranzo e uno spuntino per ristabilire il tuo amato 16:8 (o il tuo protocollo abituale). 🗓️ Capodanno (31 Dicembre e 1 Gennaio) 31 Dicembre: Se sei abituato/a a saltare la cena, è il momento di invertire! Salta la colazione. In ogni caso, ascolta il tuo corpo: se ti senti appesantito/a dai giorni precedenti, passa direttamente al cenone con il protocollo OMAD. In alternativa, un pranzo o uno spuntino leggero sono ideali: un 16:8 (o il tuo protocollo abituale) va benissimo. 1 Gennaio: Per il pranzo del primo giorno dell’anno, puoi riprendere il protocollo OMAD, il concetto di unico pasto prolungato. 🗓️ 6 Gennaio: L’Epifania Il 6 gennaio può essere trattato come un normalissimo giorno in cui ci si concede un pasto libero. Un modo perfetto per chiudere in dolcezza il periodo di festa! NB: Se per qualsiasi motivo non puoi seguire i protocolli sopra indicati (ad esempio, se sei in gravidanza o hai il diabete di tipo 1), ricordati di goderti le feste in serenità abbinando sempre una fonte di grassi o proteine prima del pasto abbondante, per mantenere basso l’indice glicemico. Spero che questi consigli ti siano utili per goderti il periodo senza stress: ricorda che la cosa più importante è ascoltare il proprio corpo.    Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.   Attenzione: In questo articolo fornisco informazioni e/o consigli generali che non sostituiscono indicazioni mediche su alimentazione, stile di vita o salute: ogni consiglio va personalizzato dopo consulenza personalizzata effettuata da figura professionale medica.

Glicemia e HOMA-IR: I Due Numeri Essenziali per Battere il Prediabete

La scorsa settimana vi ho parlato dei picchi glicemici e dell’importanza di tenere a bada i livelli di glucosio nel sangue. I più attenti si saranno accorti che vi ho anche detto che potremmo essere soggetti a picchi glicemici a prescindere dal valore della glicemia che risulta dalle analisi del sangue. Che significa? Che allora è inutile tenere la glicemia sotto controllo? Assolutamente no, anzi!   🩸 Glicemia a Digiuno: L’Istantanea del Fegato La glicemia a digiuno è un valore di riferimento importante: è un’istantanea della concentrazione di glucosio nel sangue nel momento esatto del prelievo – un po’ come una fotografia che immortala la situazione precisa nell’attimo in cui viene scattata.  Misurando la glicemia a digiuno, quindi, otteniamo un valore che rappresenta la capacità del nostro fegato di regolare la produzione di glucosio durante la notte. Come Funziona il Fegato Normale? – Quando mangiamo, il glucosio entra nel sangue e raggiunge il fegato. – Il pancreas rilascia insulina. Questa ha una doppia azione sul fegato: 1) Blocca i meccanismi interni di produzione di glucosio (gluconeogenesi), dal momento che il corpo ne ha già ricevuto dal pasto; 2) Dà il via libera all’immagazzinamento dello zucchero in eccesso. – Durante la notte, un fegato sano lavora a ritmi lenti e controllati, producendo solo la piccola quantità di glucosio strettamente necessaria per le funzioni vitali. E se invece il fegato è compromesso? – Quando la nostra alimentazione prevede un eccesso di zuccheri e/o grassi cattivi, il fegato inizia ad accumulare grasso (steatosi epatica) e sviluppa insulino-resistenza. In questo stato, il fegato: 1) Non riceve il segnale di rallentare o fermarsi; 2) Produce in eccesso: continua a pompare glucosio in circolo anche quando non dovrebbe. – Il risultato è una glicemia a digiuno alta, che è un chiaro segnale di disfunzione epatica e potenziale prediabete (insulino-resistenza).   🔬 HOMA Test e HOMA-IR: Come Calcolarlo Abbiamo visto che la Glicemia a Digiuno ci offre una preziosa istantanea sulla funzionalità del fegato, ma questo valore da solo non è sufficiente per comprendere appieno l’efficienza del nostro metabolismo. Se la glicemia ci dice quanto glucosio è presente nel sangue in un dato momento, non ci svela il vero sforzo che il nostro corpo sta compiendo dietro le quinte per gestire quello zucchero. Per ottenere un quadro completo, dobbiamo misurare la sensibilità (o resistenza) all’insulina. È qui che entra in gioco l’HOMA Test. Semplice e non invasivo, questo test matematico combina i valori della glicemia e dell’insulina (entrambi a digiuno) per calcolare l’Indice HOMA-IR, fornendoci una visione approfondita di come il nostro pancreas e le nostre cellule stiano lavorando insieme per mantenere l’equilibrio. L’HOMA test può essere effettuato presso laboratori specializzati oppure facendo un semplice calcolo a casa dopo aver effettuato le analisi.   Come calcolarlo:  Se il risultato è un valore inferiore a 2, possiamo stare tranquilli: ci stiamo nutrendo correttamente, il nostro corpo funziona bene e i nostri pasti sono bilanciati. Dunque, questo valore indica una buona sensibilità insulinica. Se invece il risultato è maggiore di 2, suggerisce che le cellule non rispondono bene all’insulina e il pancreas sta faticando: potremmo dover rivedere alcune scelte alimentari, il nostro stile di vita e/o valutare di intraprendere il digiuno intermittente con un’alimentazione bilanciata per far rientrare i valori e abbassare l’indice. In conclusione, l’ indice HOMA-IR e la glicemia sono valori da attenzionare, mentre l’HOMA test è una valida alternativa alla curva glicemica: ci evita di bere un bicchierone di glucosio e di dover fare più prelievi.   Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.

Picco Glicemico: Perché Evitarlo è la Priorità per la Tua Salute e Longevità

Quante volte vi è capitato di mangiare ed essere pervasi da una sonnolenza invalidante? Se a Roma questo effetto post-pranzo si chiama “abbiocco”, il colpevole, in termini scientifici, è il picco glicemico.  La sonnolenza è solo il sintomo più blando. Per comprendere quanto questo tema sia cruciale per la vostra salute, è fondamentale partire dalle basi e capire come una cattiva gestione del glucosio mini il nostro benessere.   Partiamo dalle basi: Cosa sono Glucosio e Glicemia? Le nostre cellule hanno bisogno di energia per vivere e la fonte primaria di questa energia è proprio il glucosio: uno zucchero semplice utilizzato dalle cellule per varie funzioni. Ad esempio, le cellule del cuore lo usano per contrarsi, i neuroni del cervello per funzionare. Il glucosio ci permette anche di vedere, sentire, digerire.  Il nostro corpo necessita di un quantitativo di glucosio determinato. Generalmente lo assumiamo tramite il cibo, ma quando la quantità è insufficiente, il nostro corpo lo autoproduce. Superare la quantità necessaria, invece, è pericoloso per la nostra salute. La glicemia rappresenta il valore del glucosio nel sangue. Se anche i valori sono buoni potremmo comunque essere soggetti a picchi glicemici frequenti e non accorgercene fino all’arrivo di segnali riconducibili all’insulino resistenza o al prediabete. …Quindi, cos’è un picco glicemico? Il picco glicemico si verifica quando c’è un rapido e brusco aumento di glucosio nel sangue: in parole semplici, alle cellule arriva troppo zucchero, più di quanto gliene serva, e troppo velocemente.   In questo grafico possiamo notare come un pasto ricco di zuccheri (curva arancione) provochi un picco glicemico rapido e alto, che porta a sonnolenza e stanchezza (il cosiddetto “abbiocco”). Al contrario, un pasto bilanciato (curva azzurra) genera una risposta glicemica più stabile, garantendo energia costante e benessere.   Ma perché evitare i picchi glicemici è una priorità per la nostra salute?  Il glucosio influenza tantissimi aspetti della nostra salute, sia a lungo che a breve termine – se gestito bene ha effetti positivi, se gestito male può portare a una grande varietà di effetti negativi, dall’umore a patologie.  Effetti a Breve Termine – Fame costante (anche nervosa) – Stanchezza cronica e malumore – Emicrania e nebbia mentale – Peggioramento delle funzioni cognitive   Effetti a Lungo Termine – Insulino-resistenza e Steatosi Epatica – Invecchiamento precoce e Acne – Rischio aumentato di Alzheimer, Artrite – Malattie cardiache, Infertilità, Depressione e rischio Tumore   Cosa fare per tutelarsi e preservare la propria salute? Seguire un protocollo di digiuno intermittente e bilanciare i pasti consumando gli alimenti nel giusto ordine sono i mezzi per mantenere bassa e stabile la glicemia senza stressare troppo il nostro corpo e minare la nostra salute.  Il digiuno intermittente di per sé, grazie al digiuno prolungato, permette di mantenere a lungo bassi i livelli di zucchero.  Durante la finestra alimentare, invece, è importante seguire una certa sequenza nel consumo degli alimenti per creare una rete “protettiva”:  Iniziare con la verdura: questa contiene fibre, che  creano una rete che filtra i carboidrati e quindi gli zuccheri, rallentandone l’assorbimento nel sangue. Successivamente, è utile consumare le proteine: queste stimolano una risposta insulinica più graduale rispetto ai carboidrati e ne rallentano ulteriormente l’assorbimento, aiutando a stabilizzare la glicemia e prevenendo le fluttuazioni che possono portare fame nervosa o voglie. Concludere con i carboidrati: gli alimenti precedenti avranno preparato il corpo a sfruttarli nel modo corretto e ne verrà tratta energia a lungo termine. Un’alternativa ugualmente efficace è il piatto unico bilanciato, che combina tutti i macronutrienti in proporzioni corrette fin dall’inizio.   ✅ In Conclusione I benefici di un indice glicemico stabile vanno di pari passo con un corpo in salute, energico e longevo. I mezzi per ottenerli sono semplici, ma potentissimi: il digiuno intermittente e l’ordine corretto nel consumare i pasti.   Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.

La Strategia Salva-Glicemia per i Tuoi Momenti di Convivialità

Benvenuta/o a chi è qui per la prima volta e bentornata/o a chi invece mi sostiene e legge già da un po’! Chi mi segue sa benissimo quanto io creda profondamente che i picchi glicemici giochino un ruolo centrale per il nostro benessere. L’ ordine in cui consumiamo i nostri pasti e la proporzione tra grassi polinsaturi, proteine e carboidrati incidono direttamente sui livelli di zucchero nel sangue, responsabili di molteplici aspetti tra i quali il senso di sazietà.    🍽️ Quando il Piatto Non è Bilanciato: La Soluzione   La vita è fatta anche di momenti di socialità e convivialità (per fortuna, aggiungerei!). Pertanto, non sempre è possibile seguire le semplici regole del piatto bilanciato: potrebbe essere proprio il nostro piatto preferito, quello che ci concediamo per coccolarci, a non essere bilanciato per sua natura. La pizza, ad esempio, è ricca di carboidrati: non basta prendere il crostino per bilanciare. Proprio in queste occasioni, quando il pasto non è molto bilanciato, possiamo ricorrere ad alcune semplici strategie per abbassare l’indice glicemico.  Il mio consiglio è di mangiare una manciata di mandorle (una decina) appena prima del pasto. Ciò ci permetterà di:  Abbassare l’indice glicemico e quindi rallentare l’assorbimento degli zuccheri nel sangue e il consumo di insulina; Prolungare l’energia; Aumentare il senso di sazietà; Limitare la produzione di colesterolo; Ridurre l’infiammazione; Migliorare la salute dei vasi sanguigni riducendo il rischio di malattie cardiache. Questo non lo dico io, però: lo dice Harvard! Clicca qui per leggere l’articolo di Harvard.   Ma quali mandorle scegliere?   Vediamo insieme le opzioni che abbiamo a disposizione:   Mandorle con Buccia (o con pellicina) 🌰 Queste mandorle conservano la loro pelliccia marrone. Questa è ricca di antiossidanti (come i flavonoidi) e fibre, che possono agire positivamente sulla flora intestinale e sull’assorbimento del colesterolo. Sono le più complete nutrizionalmente.   Mandorle Pelate ⚪ Sono le mandorle a cui è stata rimossa la pellicina marrone, solitamente tramite un breve ammollo in acqua bollente e spellatura con macchine pelatrici. Sono quindi un pochino più trattate rispetto alle classiche mandorle. Senza la pellicina, perdono gran parte degli antiossidanti e delle fibre in essa contenuti.   Mandorle Tostate 🔥 Possono essere con o senza pellicina, ma sono state sottoposte a calore secco (in forno o in padella). La tostatura intensifica il sapore rendendolo più aromatico e croccante. Il calore aiuta a neutralizzare l’acido fitico (se presenti), rendendo alcuni minerali più biodisponibili. Tuttavia, temperature troppo elevate o cotture prolungate possono ridurre leggermente la Vitamina E.   Perciò, io consiglio le mandorle classiche, quelle con la pellicina, perché meno trattate.  Tuttavia, è importante considerare le proprie esigenze. Se, ad esempio, avete i diverticoli vi consiglio di evitare le classiche mandorle essendo la pelle ricca di fibre: dovreste, in quel caso, optare per quelle sgusciate. Se, invece, siete allergici al nichel o non vi piacciono le mandorle potete scegliere altre fonti di grassi polinsaturi o proteine come lo yogurt greco, un pezzetto di parmigiano stagionato, un bicchiere di kefir o un’insalatona con un abbondante giro d’olio. In sintesi, un piccolo gesto può fare una grande differenza. Non è necessario rinunciare ai momenti di piacere o ai propri piatti preferiti per prendersi cura di sé. Ricordate: dieci mandorle prima del pasto sono una semplice strategia per abbassare la glicemia, prolungare la sazietà e migliorare la salute cardiovascolare.   Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.

Il concetto delle calorie: smettete di fare i calcoli

L’inizio dell’anno segna il momento in cui si tirano le somme e si stilano i nuovi propositi: molto spesso “da lunedì inizio la dieta” rientra tra questi. C’è chi si affida a professionisti e chi, invece, mette in pratica il “fai da te”. Spesso, la mancanza di una figura professionale specializzata nel settore che faccia da guida fa sì che si mettano in atto comportamenti o restrizioni eccessive che non servono assolutamente a nulla se non a soffrire la fame, peggiorare umore, pelle e capelli e rischiare di incorrere in abbuffate. Oltre agli innecessari tagli drastici ai carboidrati, il rischio è di ossessionarsi con le calorie pesando e conteggiando anche le porzioni di verdura che ingeriamo. Non c’è niente di più sbagliato: creare un piano che apporti il giusto quantitativo di proteine, carboidrati e grassi è compito di professionisti che studiano anni per poterlo e saperlo fare. Nel digiuno intermittente l’azione dimagrante è accentuata dall’esaurimento delle riserve di glucosio nel sangue: nel momento in cui l’energia non può essere prodotta a partire dal cibo ingerito (perché siamo a digiuno) l’organismo attinge al grasso in eccesso per autosostentarsi. Questo si traduce nell’ alternarsi del metabolismo dei grassi e del metabolismo degli zuccheri: ne consegue un miglioramento (velocizzazione) del metabolismo basale. Quindi, il digiuno intermittente si presenta come miglior protocollo per la perdita di peso proprio per la sua natura. All’azione dimagrante si aggiungono l’azione antinfiammatoria e l’azione di prevenzione contro malattie cardiovascolari e neurodegenerative, accompagnate da regolazione ormonale e abbassamento dei livelli di glucosio e colesterolo. Spesso mi viene chiesto di quante calorie è composto il piano che invio ai pazienti, mentre di nuovi mi dicono che hanno provato ad affidarsi ad app contacalorie per perdere peso. Nel digiuno intermittente non si contano le calorie: si tratta, infatti, di un concetto superato. Personalmente stilo i miei piani creando delle liste di opzioni tra cui scegliere per favorire abbinamenti sempre diversi: questo permette di fare educazione alimentare e di variare la propria alimentazione. A livello calorico questo comporta che si assuma un quantitativo di calorie differente di giorno in giorno. Ciò non rappresenta un limite per il dimagrimento perché il punto focale non è quante calorie si assumono, ma la loro qualità. Vi faccio un esempio pratico. Fare colazione con il porridge o con i biscotti comporta lo stesso apporto calorico a livello di conteggio: però, dal punto di vista dei nutrienti che assimiliamo e del livello di glucosio (zucchero) nel sangue la differenza è più che notevole. Infatti, fare colazione con biscotti ricchi di zuccheri porta a un’impennata dell’indice glicemico e ad avere fame dopo un’ora dal pasto. Al contrario, fare una colazione bilanciata e ricca di tutti i macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi polinsaturi) permette di mantenere il senso di sazietà fino all’ora di pranzo, di nutrire correttamente il corpo e di mantenere bassi i livelli di zucchero nel sangue. Vi ricordo che da una cattiva alimentazione e da elevati livelli di zucchero nel sangue dipendono moltissime patologie; quindi, è fondamentale tenere sotto controllo questo valore. Ciò non significa che non si possano mangiare i biscotti e che debbano essere eliminati: io stesso li inserisco nei miei piani perché nessun alimento è vietato nel digiuno intermittente. Però, è importante sapere come funziona il nostro organismo per fare scelte più consapevoli e variare i nostri pasti. Tornando al concetto delle calorie: è possibile ingerire 5000 kcal al giorno, quantitativo che ci farebbe prendere peso, ma soffrire comunque la fame e ingerirne 1300 sentendosi sazi tutto il giorno. Questo perché saper bilanciare i macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi) correttamente permette di non avere fame, di eliminare la voglia di dolci e/o carboidrati, di non avere mai cali di energia e di beneficiare di lucidità mentale e forza fisica. Per questo motivo sottolineo sempre l’importanza di alimentarsi correttamente secondo le proprie esigenze e di bilanciare bene i macronutrienti a livello settimanale e all’interno di ogni pasto. La qualità di ciò che mangiamo viene prima della quantità e un’alimentazione corretta è necessaria per godere di una buona salute e beneficiare di tutte le azioni già menzionate (dimagrante, antinfiammatoria, di prevenzione, di abbassamento dei livelli di colesterolo e glicemia) del digiuno intermittente. Spero di avervi fatto prendere consapevolezza circa l’importanza della qualità del cibo che ingeriamo e di avervi fatto capire che non dovete contare le calorie ma prendervi cura del vostro corpo prediligendo sempre e solo la sana alimentazione e mangiando cibo vero ricco di nutrienti. Ed ecco perché, come dico sempre, nel digiuno intermittente nulla è vietato ma tutto va bilanciando perfettamente secondo le proprie esigenze. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano.

Come bilanciare correttamente i propri pasti

La nutrizione è uno degli ambiti più interessati dai falsi miti. Quanti di voi sono cresciuti credendo che non si possono mangiare i carboidrati la sera, o che l’acqua va bevuta lontano dai pasti, o che le proteine non si possono mischiare? Queste false credenze hanno plasmato la nostra realtà e il nostro comportamento alimentare. Anche consigli dati in buona fede risultano essere errati: ad esempio, il classico “frutta a volontà”, oppure “se hai fame mangia un frutto”. Attenzione, il frutto va benissimo, di certo non voglio demonizzare la frutta. Però, è un alimento zuccherato: si può e si deve mangiare, ma va bilanciato. Per questo, tengo particolarmente a questo articolo: ci sono delle accortezze da seguire, non per una questione di linea quanto di salute e di valori di glucosio e colesterolo. Infatti, il modo in cui consumiamo i nostri pasti influisce molto sull’indice glicemico. Come abbiamo visto nell’articolo precedente, che vi invito a leggere se non lo avete già fatto, i livelli di glicemia sono responsabili di vari fattori. Tra questi troviamo: il senso di fame, patologie come insulino-resistenza, diabete, ipercolesterolemia e livelli elevati di infiammazione generalizzata. Come dico sempre, ogni piano va bilanciato però ci sono delle regole generali che può seguire chiunque. Alla base c’è un concetto: bilanciare i macronutrienti. Ma, concretamente, che significa? Bilanciare i macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi polinsaturi) significa fare i giusti abbinamenti che permettono di aumentare il livello di sazietà e di mantenere bassi i livelli di glicemia e colesterolo. Vi ricordo, intanto, i principali alimenti che rientrano nelle varie categorie: Carboidrati: pasta, riso, farro, farina, crackers, gallette, patate, frutta, verdura. Proteine: carne, pesce, legumi, uova, seitan, tofu, tempeh. Grassi: avocado, frutta secca, olio, olive. Molti alimenti sono comunque al confine tra due categorie: ad esempio, nel salmone o nella ricotta troviamo sia grassi che proteine. Tornando alle regole di cui vi parlavo, vi elenco tre suggerimenti facilmente applicabili che possono davvero avere un impatto positivo sulla vostra salute. Regola n.1. Mai mangiare i carboidrati da soli. I carboidrati sono naturalmente l’alimento che fa alzare di più l’indice glicemico perché ricchi di zuccheri. Di conseguenza, è sempre meglio abbinarli a proteine e grassi polinsaturi che ne rallentano l’assorbimento ed evitano picchi glicemici. Infatti, a seguito di un aumento esponenziale dei livelli di glucosio (zucchero) nel sangue, vi sarà una rapida discesa che ci farà consumare più insulina del necessario e ci farà avere fame dopo un’ora. Concretamente, quindi, è utile consumare piatti completi: ad esempio, pasta associata a una proteina e a delle verdure. Degli spunti potrebbero essere pasta, tonno e funghi, oppure riso, gamberetti e zucchine, oppure pasta, ceci e zucca. Sono importanti anche le proporzioni: le proteine devono essere di più rispetto alla fonte di carboidrati. Questo influisce positivamente anche sul senso di sazietà: gli zuccheri richiamano zuccheri. Se mangiate un piatto di pasta senza proteine e verdure dentro ci vorrà una quantità molto maggiore di carboidrati per saziarvi, rispetto a un pasto ricco anche di proteine e fibre. Vi ricordo che anche la frutta è piena di zuccheri: per questo, andrebbe sempre associata ad alimenti ricchi di grassi polinsaturi, come la frutta secca, per l’indice glicemico. Per questo prima vi menzionavo i falsi miti: va benissimo fare merenda con un frutto in quanto ricco di sali minerali, vitamine e tanti altri micronutrienti essenziali, ma è preferibile associarlo a una fonte di proteine o grassi polinsaturi come le mandorle o uno yogurt greco. Regola n.2. Iniziare i pasti dalle verdure. Nonostante le verdure siano comunque carboidrati, si distinguono dai carboidrati complessi (oligosaccaridi e polisaccaridi come pane, pasta, riso e patate) perché ricchi di fibre: quest’ultime creano una rete in cui imbrigliano i carboidrati e svolgono la funzione di rallentare l’assorbimento degli zuccheri. Infatti, i carboidrati passeranno più lentamente all’interno del sistema digerente: verranno assorbiti e digeriti in un lasso di tempo maggiore. Questo comporta una digestione più lunga e un senso di sazietà analogamente più prolungato. Infatti, se non volete fare un piatto completo come quelli elencati prima, potete semplicemente mangiare prima proteine e verdure e, solo successivamente, il piatto di pasta. Anche qui, avrete preparato il vostro corpo fisiologicamente ad accogliere ed assimilare più lentamente gli zuccheri e avrete anche in parte calmato la fame con altro cibo, evitando il meccanismo di richiamo generato dai carboidrati complessi. Regola n.3. Mangiare lentamente. Mangiare lentamente, infatti, stimola la leptina che è l’ormone della sazietà. Mangiando rapidamente si rischia di mangiare più di quanto realmente sia necessario perché la leptina ha bisogno di circa 15 minuti per mandare al cervello il segnale di sazietà. Se mangiamo in meno di cinque minuti il cervello non riesce a ricevere questo segnale perché l’ormone non ha materialmente tempo di mandarglielo. In più concluderemo il pasto sentendoci appesantiti e poco soddisfatti di ciò che abbiamo mangiato. Spero di avervi fatto capire perché non bisogna focalizzarsi solo sulle ore di digiuno, ma bisogna bilanciare bene durante la finestra di alimentazione. Come spiegato anche tramite questi tre punti, nulla è vietato ma tutto va bilanciato. Spero che abbiate trovato utile questo articolo e che vi abbia aiutato a prendere consapevolezza dell’importanza dei giusti abbinamenti tra macronutrienti per la nostra salute. Però, perché è così fondamentale mantenere bassi i livelli di glicemia nel sangue? Quali sono le dannose conseguenze di un’alimentazione sregolata e sbagliata? Ve lo spiegherò nel prossimo articolo. Grazie per avermi letto. A presto, Dr. Tiziano